La bacchetta
Prima del 1750 la bacchetta non presenta quasi mai il timbro. Su archetti del periodo successivo possiamo trovare il marchio di fabbrica o il nome dell’archettaio stampigliati sul legno, in prossimitĂ del nasetto, con un timbro a secco o con un timbro a fuoco. Il timbro “alla francese” è leggibile tenendo il nasetto rivolto verso l’alto e la testa alla nostra destra; il timbro “alla tedesca” si legge tenendo il nasetto verso il basso e la punta a sinistra. Non di rado il timbro a fuoco viene impresso anche sulla faccia centrale inferiore, coperta dal nasetto. PerchĂ© non diventi illeggibile si potrebbe chiedere al nostro archettaio di fiducia di applicarvi della vernice protettiva. Le stellette (***), a volte presenti, indicano una valutazione del costruttore e sono al massimo tre che corrispondono ad “ottimo”. Sulla faccia inferiore dell’ottagono, a 2 cm dal capezzolo, viene scavata una mortasa di 16-18 mm, dove scorrerĂ la vitarella. All’estremitĂ si ricava il capezzolo, che incastra perfettamente con il bottone; troppo spesso trascurato è invece fondamentale per la resistenza della bacchetta, particolarmente per la tensione che la vite esercita quando l’arco è teso; nel caso sfortunato di una caduta assorbe l’urto evitando spesso la rottura della bacchetta. Negli archi moderni, anche se la bacchetta è tonda, la parte dell’impugnatura è sempre ottagonale per ovvie ragioni di stabilitĂ del nasetto. Nel periodo barocco l’ottagono era spesso asimmetrico (una faccia larga e una stretta). Tourte, Vuillaume ed altri hanno sperimentato coulisse particolari per consentire la rotonditĂ dell’impugnatura ma sono state abbandonate. Si dice che la bacchetta tonda sia una ottagonale mal riuscita; credo si possa ritenere una sciocchezza, in primis perchĂ© la lavorazione tonda…
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